Rapporto disfunzionale con il cibo, quando si verifica e come intervenire

Scopri come individuare un rapporto disfunzionale con il cibo e il supporto offerto dalla psiconutrizione nella sua risoluzione.

Il rapporto disfunzionale con il cibo è una forma di malessere che evidenzia ciò che accade quando mente e corpo non comunicano più nel modo corretto.

La società facilita questo scollamento arrivando a trattare spesso le persone come oggetti da riparare e da rimettere in forma ma il vero cambiamento parte dalla consapevolezza profonda che siamo UNO e che per agire in modo efficace e duraturo sulla propria esteriorità è necessario iniziare dal proprio mondo interiore.

Quando si crea il corto circuito tra cibo e mente
Il rapporto col cibo diventa disfunzionale quando non è più allineato con la sua funzione di nutrimento e più ci si allontana da questa armonia, più ci si dirige verso un terreno minato al cui estremo si situano aspetti più propriamente patologici.

L’intermezzo tra una presunta normalità e il suo rovescio si può tingere di numerose sfumature di malessere che portano le persone a vivere una lotta col cibo che a tratti può diventare estenuante.

13 domande per scoprire il tuo rapporto con il cibo
Non è sempre facile determinare la qualità del proprio rapporto con il cibo, anche per via della sua costante evoluzione, ma è possibile iniziare a scoprire qualcosa di più rispondendo alle seguenti domande:

1. Quando mi sento triste o stressato ho maggiore o minore appetito del solito?
2. A volte quando mangio certi cibi perdo il controllo e non mi rendo conto della quantità ingerita?
3. Mi capita di associare alcuni cibi a momenti particolari come uscite o relax?
4. Mi capita di mangiare dopo aver litigato con qualcuno?
5. Penso spesso al cibo e a cosa sarebbe giusto mangiare nell’arco della giornata?
6. Ho spesso il pensiero di voler dimagrire perché non mi sento a mio agio col corpo?
7. Tendo a comprare cibi sani e se non rispetto le regole che mi sono dato mi sento in colpa?
8. Penso al cibo più di quanto vorrei?
9. Il pensiero del cibo genera in me frustrazione?
10. Controllo spesso il mio peso o evito la bilancia perché ho paura di scoprire quanto peso?
11. Se mangio più di quanto vorrei tento di compensare con l’attività fisica o altro?
12. Mi guardo spesso allo specchio o lo evito?
13. Quando ho problemi mi rifugio nel cibo?

Se la maggior parte delle risposte sono affermative significa che il rapporto con il cibo è in qualche modo alterato e per prevenire o migliorare il malessere che ne deriva è utile rivolgersi a uno specialista per intraprendere un percorso di consapevolezza dei meccanismi psichici alla base di questa situazione.

In questo modo sarà possibile intervenire a livello profondo secondo un approccio definito terapia psiconutrizionale.

Cos’è la psiconutrizione
La psiconutrizione è una scienza che si occupa di indagare il rapporto tra la psiche e il cibo, rapporto complesso e soggetto a modifiche nel corso dell’esistenza e prevede un lavoro di equipe multidisciplinari (nutrizionisti, psicologi e, dove necessario, psichiatri).

Le tecniche psiconutrizionali hanno lo scopo di indagare e mettere in luce gli schemi cognitivo/emotivi e i modelli comportamentali che caratterizzano il rapporto di un soggetto con l’alimentazione, ovvero il suo modo unico e particolare per relazionarsi a quell’atto così normale eppure così carico di significati emotivi che è la nutrizione.

Ogni essere umano investe il cibo di significati che vanno ben oltre gli aspetti nutrizionali a seconda, ad esempio, delle tradizioni culturali e familiari, del rapporto che i propri genitori hanno avuto con l’alimentazione e degli aspetti sociali che caratterizzano un’epoca storica.

Gli schemi cognitivo/emotivi diventano abitudini che guidano le persone verso un’alimentazione spersonalizzata che non risponde alle sue reali esigenze. La persona si trova così in balia di schemi che non ha consapevolmente creato ma che ha ereditato.

Lo scopo
Lo scopo della psiconutrizione è modificare schemi mentali e modelli a un livello profondo, per produrre un cambiamento che possa liberare dai condizionamenti familiari e culturali. Questo cambiamento migliora la qualità della vita, nella misura in cui questa diventa più autenticamente aderente ai desideri e alle caratteristiche della persona.

Alcune delle domande a cui risponde la psiconutrizione sono:
– Quali sono le variabili psicologiche che giocano un ruolo nel mantenimento di abitudini poco sane?
– Quali sono gli aspetti emotivi che sabotano un rapporto sereno col cibo?
– Come è possibile integrare un percorso di consapevolezza di sé con un nuovo modo di relazionarsi al cibo?

Il modello di cura olistico
L’esperienza pluriennale maturata con soggetti affetti da disturbi alimentari, ha insegnato che è necessario applicare un modello di cura olistico, che miri ad integrare mente e corpo.

L’approccio utilizzato è all’avanguardia perché affianca al lavoro psicologico di elaborazione dei vissuti interiori ed emotivi, un lavoro che trae ispirazione dalle tecniche di Bodyfulness. Questa disciplina elaborata di recente da un team di terapeuti americani consente di ritrovare o ricostruire un rapporto armonioso col proprio corpo attraverso una combinazione di tecniche provenienti dalle filosofie orientali yogiche, dalla mindfulness e dalle tecniche psico-corporee.

L’esperienza ha insegnato che quando il rapporto alterato col cibo compromette anche il rapporto col proprio corpo, è necessario integrare quest’ultimo nella cura per permettere la costruzione di un discorso, dalla narrazione della storia personale alle aspettative future. In questo modo la persona può andare oltre le dinamiche dispercettive e i sentimenti di estraneità nella relazione col proprio corpo.

Il traguardo del percorso è arrivare ad abitare il proprio corpo in modo autentico, vitale e vivifico.

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